Valpolicella - Poesia di un Territorio


La Valpolicella è un luogo di rara bellezza dove la vite, l’ulivo e i ciliegi sembrano trovare una naturale collocazione tra le sinuose curve collinari. Vengono prodotte uve di elevata qualità da cui si ricavano vini con caratteristiche uniche ed inimitabili grazie alla peculiarità del territorio.

I vini della Valpolicella, nonostante la zona di produzione classica sia molto ristretta e circosritta, non si declinano in un’unica variante, quanto piuttosto in molteplici interpretazioni, ciascuna delle quali con peculiarità proprie, espressione poliedrica di un territorio straordinariamente unico quanto variegato, che l’opera dell’uomo ha reso nei secoli ineguagliabile.

Secondo alcuni studiosi il nome Valpolicella deriverebbe dalla contrazione del toponimo Vallis-polys-cellae, ovvero “Valli dalle molte cantine”. Un territorio dunque dove storia e tradizione non sono parole di circostanza, ma il vero tessuto di una realtà che affonda le proprie radici nei luoghi e nelle persone che per secoli hanno abitato e plasmato questa terra.

valpolicella

Poesia di un Territorio
<span>Growing:</span> February - June

Vocazionalità - alla base del Terroir


In Valpolicella Classica gli elementi per produrre vini speciali ci sono tutti, dalla terra al clima.

Grazie alla protezione della catena montuosa dei Lessini a Nord, all’azione mitigatrice del vicino Lago di Garda e all'esposizione a sud dei terreni collinari e di fondovalle, la Valpolicella Classica gode di un clima complessivamente mite e non troppo piovoso avvicinandosi, soprattutto nella bassa collina e nel fondovalle, a quello “Mediterraneo”, come dimostra l’abbondante presenza dell’olivo e del cipresso.

C’è qui un incrocio di venti, fresco dai monti e mite dal Lago, particolarmente favorevole per la vite. La ventilazione favorisce i leggeri sbalzi termici tra il giorno e la notte e mantiene asciutto il terreno.

I suoli della Valpolicella sono costituiti sia dalla disgregazione di formazioni calcareo-dolomitiche che da basalti, che da depositi morenici e fluviali di origine vulcanica e per questo presentano aspetti di variabilità, che si riscoprono nei suoi vini con caratteristiche uniche ed inimitabili.

vocazionalità

Alla base del Terroir
<span>Harvest:</span> June - July

Non solo vino - Il segno dell'uomo nei secoli


Molti di coloro - e sono i più - che della Valpolicella conoscono soltanto il marchio vinicolo, non potranno che rimanere sorpresi nello scoprire che storia, arte e cultura sono il biglietto da vista di una delle zone vitivinicole più importanti d'Italia. Vigneti, olivi, ciliegi, ma anche terrazzamenti, corti rurali e piccoli borghi: praticamente il giardino di Verona. Sono moltissime le testimonianze ereditate dai secoli passati.

Resti di villaggi preistorici sono emersi in diverse località, come Riparo Solinas (o Grotte di Fumane) abitate dall’uomo di Neanderthal da 60.000 a 25.000 anni fa, o il Castellier delle Guàite, un antico villaggio fortificato i cui bastioni, risalenti al 1500 a.C. sono considerati i più antichi d’Europa.

Sono presenti tracce significative della colonizzazione romana, testimoniata dalla presenza di fondamenta delle loro ville. All’epoca romanica (XI Sec) risalgono magnifiche Pievi come quelle di San Giorgio Ingannapoltron e di S.Floriano, mentre nei secoli successivi la nobiltà scoprì il piacere della villeggiatura nei possedimenti di campagna, regalando oggi al piccolo ma ricchissimo territorio della Valpolicella oltre 100 ville edificate tra il 1200 e il 1700.

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Il segno dell'uomo nei secoli
<span>destilation:</span> July-Augest

Non solo vino - Magie della Natura


Da un punto di vista naturalistico, la Valpolicella non è meno interessante di quanto non lo sia per l’aspetto storico-culturale: il Ponte di Veja, con un'arcata di circa 50 metri, è il più grande ponte naturale del mondo. Andrea Mantegna ne rimase affascinato al punto da riprodurlo nel Palazzo Ducale di Mantova.
Nel Parco delle Cascate di Molina due torrenti superano, in breve tratto, una forte pendenza dando vita a numerose cascate: l'oasi naturalistica offre elementi essenziali di un fenomeno della natura che si offre nella sua semplicità e genuinità.
La Chiusa di Ceraino, preceduta da un’impressionante cortina rocciosa giurassica alta un centinaio di metri sulla strettoia in cui l’Adige attraversa un varco forzato. Qui nel 1797 Napoleone Bonaparte condusse la Battaglia di Rivoli. Poco distante, in direzione Trento, si trova il ciclopico ed impressionante accumulo di macigni che Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno - Canto XII) descrisse come “la ruina che nel fianco l’Adige percosse”.
E ancora la Spluga della Preta: in speleologia un uno dei più famosi abissi del mondo; un monumento naturale capovolto, ancora parzialmente inesplorato, che partendo dal Corno D’Aquilio si inabissa nel cuore della montagna con passaggi, enormi pozzi e anguste fessure. Ancor oggi custodisce gelosamente il mistero di se, e dove, fluiscano questi cunicoli.

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Magie della Natura
<span>Conserving:</span> September - December

Testimonianze sui vini della Valpolicella


Secondo alcuni studiosi il nome “Valpolicella” deriverebbe da una voce latina che significa “Valle dalle molte (polys) cantine (cellae)”. Le più antiche tracce di coltivazione della vite in Valpolicella risalgono al V secolo a.C.

In età romana il vinum Rhaeticum, ampiamente descritto da Plinio come tipico delle colline veronesi, era apprezzato da poeti quali Virgilio e Marziale, che lo conservava per l'invecchiamento in una sua anfora, ed era il preferito dall'imperatore Augusto, come segnala Svetonio nei suoi scritti.

Della vite retica Plinio segnalò che tale pianta, molto feconda, preferiva il clima temperato e «aveva un tale amore per la propria terra che lasciava, nel trapianto in altri paesi, tutte le sue glorie perdendo le sue qualità» esprimendo in questo modo, già 2 millenni fa, quello stesso concetto di terroir che oggi è considerato prerogativa indispensabile di ogni grande zona vinicola.

Plinio il Vecchio, nella sua grandiosa opera «Naturalis Historia», dedicò il XIV libro alle uve ed ai vini più generosi d'Italia, e scrive: «... in Veroniensis iteri Retica, Falernis tantum postlata a Virgilio» cioè «nel Veronese (sono i vini) retici, i quali da Virgilio sono secondi solo al Falerno». Plinio ci fornisce altri particolari sull'uva retica precisando, fra l'altro, che veniva servita nei triclini romani dell'imperatore Tiberio Cesare prima di altre uve passite «...ante eum Reticis prior mensa erat avis ex veroniensium agro...»

Risale invece al 463 d.C. un editto del Re longobardo Rotari , residente in Valpolicella, in cui si intimava a tutti coloro che volessero litigare, di farlo fuori dai vigneti, pena la condanna anche di colui che si trovava dalla parte della ragione, dimostrando così quale fosse l’amore per la vite.

Dopo la caduta dell'impero romano il vino veronese, preparato già allora con la particolare tecnica dell'appassimento delle uve su stuoie o graticci, si trova ricordato con il nome di Acinatico. Notissima è l'ampia descrizione che ci ha lasciato Flavius Magnus Aurelius Senator, poi Cassiodoro, il colto ministro di Re Teodorico, il quale nel VI Sec., tesse forse la più bella lode al Recioto della Valpolicella, definendolo «regio per colore... denso e carnoso» ed ancora «porpora bevibile di soavità incredibile». E ancora: «vino puro dal colore regale e dal sapore speciale, cosicché tu pensi o che la porpora sia tinta dal vino stesso o che il suo limpido umore sia spremuto della porpora».

Ogni dubbio che si tratti di uno stretto parente dell'attuale Recioto svanisce quando, sempre dalla stessa prosa latina di Cassiodoro, apprendiamo anche i metodi di lavorazione di questo passito: «L'uva scelta d'autunno nelle vigne dei pergolati domestici viene appesa capovolta e si conserva nei suoi recipienti naturali. Si appassisce, non corrompe per la vecchiaia, e trasudando gli insipidi umori si addolcisce con grande soavità. Si conserva fino al mese di dicembre, finché la stagione invernale completa l'essiccazione, e in modo mirabile in cantina si ha un vino nuovo mentre in tutte le altre si incontra un vino vecchio».

Sarayna (1543) parla dei vini della Valpolicella «neri, dolci, racenti e maturi».

In tempi moderni lo scrittore americano Ernest Hemingway, che fu in Italia durante la prima guerra mondiale, cita il Valpolicella in uno dei suoi libri, “Di là del Fiume, tra gli alberi”, definendo il Valpolicella un vino «cordiale come un fratello con cui si va d’accordo».


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Testimonianze dal passato
sui vini della Valpolicella
<span>Conserving:</span> September - December